Il nuovo rap in Italiano

Report backstage dell'Hip Hop TV Day e intervista a Shablo

Il nuovo rap in Italiano Report backstage dell'Hip Hop TV Day e intervista a Shablo

Report fotografico di Sha Ribeiro (sha___ribeiro).

La scena rap italiana è in grande fermento.
Una nuova generazione di artisti sta, sempre meno timidamente, cambiando le regole del gioco.
Sfera Ebbasta, Ghali, la Dark Polo Gang, IZI, Rkomi, Tedua, Enzo Dong e Charlie Charles, parliamo ovviamente di loro.

Sono stati i protagonisti del concerto organizzato da Hip Hop TV a inizio Ottobre, hanno calato l’asso e dimostrato di saper tenere il palco quanto sanno tenere Instagram Stories. Tutti assieme, come fossero un gruppo di amici da una vita, dello stesso quartiere, anche se i quartieri da cui provengono sono lontani centinaia di km.

Dopo aver assistito al concerto, abbiamo deciso di parlare con il nostro amico Shablo. All’anagrafe Shablo Pablo è un producer attivo (attivissimo) dalla fine dei 90s. Tra gli altri ha prodotto mine per Club Dogo, Fabri Fibra, Marracash, oltre ad essere uscito con Thori e Rocce – assieme a Don Joe – nel 2011. Dischi solista e progetti musicali paralleli al di fuori del rap contano e pesano sul curriculum vitae da produttore. Ciò che non tutti sanno è che Pablo è un segugio quando si parla di scovare nuovi talenti, l’ha dimostrato con Roccia Music e lo sta dimostrando ora con Thaurus: l’agenzia booking/management che ha sotto contratto la maggior parte dei nomi sovracitati a inizio articolo.

Shablo e Sfera Ebbasta euforici nel backstage dell'HHTV Day.

Leggetevi la nostra chiacchierata in cui Shablo ci parla della neo-nata scena trap (tutte le foto sono di Sha Ribeiro).

E’ stato bello vedere tutti questi appena maggiorenni sul palco, così diversi per stile e provenienza, ma anche così compatti ed affiatati...

E’ stata una ventata di aria fresca. Io sono dentro questa faccenda da molto (moltissimo) tempo, prima come artista e produttore – poi sono passato ad un ruolo un po' più dietro le quinte, occupandomi di management, booking ed affini. Insomma ho una visione a 360 dell'hip hop italiano e davvero questi ragazzi hanno portato freschezza, nuove sfumature di cui c'era bisogno. Non ti nascondo che sono un po' di parte…

Quando Max Brigante mi ha proposto di lavorare insieme all'evento ho accettato subito perché avevo già chiare le potenzialità di questi ragazzi e sapevo che l’HHTVDay sarebbe stato un palcoscenico perfetto.

Trovo tutto molto stimolante e, ribadisco, sono in questo gioco dalla metà dei novanta, credo di avere visto abbastanza cose in questo Paese di essere in grado di recepire… Sta succedendo qualcosa di grosso.

Il boom delle nuove leve ti ha ricordato di quegli anni, circa 10 anni fa, in cui il rap in Italia segnò un punto di svolta, di non ritorno, i “primi veri successi” degli artisti con i quali collaboravi all’epoca? Parlo di Dogo, Fibra, Marracash…

Assolutamente sì. Da una parte c'è questo loro entusiasmo autentico come ai nostri inizi, che per un motivo o per l’altro si è un po’ perso. D'altra parte i nuovi hanno portato qualcosa di assolutamente rivoluzionario, che prima non c'era. E' uno scambio ed uno stimolo costante, difficile da spiegare. Io nel mio cerco di trasferire alla nuova scena un po di know how su come fare certe cose, per evitare di fargli commettere errori che abbiamo commesso noi alla loro età.

Io personalmente sono rimasto colpito da come questi ragazzi non abbiano cercato il successo attraverso featuring con i “grandi” – al contrario, hanno puntato sulle proprie forze anche quando avrebbero potuto ottenere una spinta.

Si assolutamente. Penso che sia una cosa naturale, considera che una volta eravamo in pochissimi a fare il rap ed era uno su mille quello capace di farlo e farlo bene. Il livello adesso si alzato tantissimo, con buona pace di chi rimpiange i novanta. Il rapper medio oggi è tecnicamente più bravo di uno della mia generazione. Noi non avevamo nessun riferimento con cui confrontarsi se non i pochi nomi della golden age italiana, tipo i Sangue Misto: la generazione prima della mia che si è letteralmente inventata il rap in italiano.

I ragazzi di 20 anni di oggi come Sfera, Tedua e tutti gli altri sono cresciuti con noi, con i mostri sacri del rap italiano nelle cuffie, avendo quindi la possibilità di rapportarsi e confrontarsi con un rap di un certo livello.

Ti chiedo un parere: prima eravate in pochi, la maggior parte di questi pochi si è ritagliata un ruolo nella scena contemporanea. Oggi i ragazzi sono in tanti, e fanno successo molto più in fretta – dobbiamo temere l’effetto meteora classico degli artisti pop, ora che la musica popolare è il rap?

Penso che alla fine parliamo di slot, di spazi che possono essere riempiti. Per la mia esperienza personale ti dico che una volta che uno spazio è stato riempito da qualcuno di forte è dura che qualcun’altro riesca a prendere quello spazio, si deve liberare e perché questo succeda deve arrivare qualcuno di ancora più forte.

Nel filone trap, se vogliamo chiamarlo così, la cosa è evidente: è già bello congestionato, un sacco di gente si sta muovendo su queste coordinate ma in pochi riusciranno a raggiungere un vera longevità.

Non è solo una questione di essere bravi a rappare, bisogna arrivare al momento giusto – arrivare troppo presto è come arrivare troppo tardi – e poi bisogna sapersi muovere all’interno di quello che è comunque il mondo dell’arte e dello showbusiness.

Izi fa le cose che è meglio non fare con la Flux Tee di IUTER.

Io sono un ‘89, quindi a metà tra la tua classe e quella degli artisti che rappresenti, e già li vedo come alieni sotto certi punti di vista. L’utilizzo che fanno dei social network ad esempio mi fa spaccare, in senso positivo…

Sicuramente anche qui hanno tirato giù un bel po di barriere. Il mondo dell'hip hop da cui provengo io era senza dubbio “talebano” come attitudine… Dove certi atteggiamenti non ti erano concessi.

Sono cose che succedono dentro alle nicchie. Adesso il rap game è una cosa mainstream – di tutti – e le prospettive si sono ribaltate. Una volta chi ascoltava rap era un personaggio che andava controtendenza, anche con il boom di Marra o Fibra comunque parliamo sempre di nicchie allargate. Ora ti basta andare davanti una scuola e tutti fra gli 8 e i 20 anni ascoltano Sfera, Ghali, Izi... Tutti proprio.

Sostanzialmente tra la vecchia e la nuova scena manca una sorta di continuità, non c’è stato un vero e proprio passaggio di testimone – non dico che la vecchia non sia al top ora come ora, basti pensare a Santeria che è un masterpiece.

Si devo dire che è una delle poche cose negative che sto vedendo, anche per colpa di chi è venuto prima. In verità qualche contatto fra le due scuole è già accaduto come ad esempio il remix di "XDVR" sul primo disco di Sfera con Marra e Luchè.

Considera che io e Marra, in Roccia Music, Sfera e Charlie li abbiamo tirati dentro quasi subito, siamo sempre stati attenti a quello che succede in strada. Poi se pensi a Sfera e Charles ti rendi conto che questo è anche il loro bello, il loro modo di fare le cose. C'è un pezzo di Sfera in cui dice "io e i miei amici siamo un’altra scena" penso che chiarisca bene il loro modo di vedere le cose.

Non si definiscono neanche rapper anzi usano la parola trap per rimarcare che fanno un altra cosa. Se parli con loro non hanno ascoltato i Mobb Deep per intenderci, non hanno i riferimenti della nostra generazione. Fanno le cose a modo loro e le fanno bene.

Sul disco di Sfera non abbiamo messo alcun featuring, ed avremmo potuto avere chi volevamo. Ho molto apprezzato la scelta dei ragazzi di fare tutto con le proprie forze senza nomi più grossi a spingere, così si creano le basi per qualcosa di solido e duraturo.

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Citando una frase simbolica detta da Shablo durante l'intervista: "arrivare troppo presto è come arrivare troppo tardi" – i ragazzi sono arrivati al momento giusto e si stanno prendendo ciò che meritano. 

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